Grazie al massiccio intervento dell’Unione Europea, della BCE e del FMI la Grecia è salva. Tra oscillazioni di spread, ansia dei mercati, timori anche del fruttivendolo vicino casa che, senza offesa alcuna, della Grecia sconosceva l’esistenza fino a pochi mesi fa la Grecia è salva!!!
Questo è urlato ai quattro venti. Ormai da mesi grazie alla politica del rigore e alla “saggia” austerity imposta dalla dittatura dei mercati, feroci regolatori delle locali voracità la Grecia si è scostata dall’orlo del baratro. E in effetti è così.
Nella vita si dice che la visione non sia univoca, che una bottiglia con la soglia del liquido a metà possa essere “mezza piena” o “mezza vuota”. Concetti peraltro errati, tenuto conto che i termini “pieno” e “vuoto” sono termini assoluti per cui non si può parlare di “mezzo”. O è “pieno” o è “vuoto”. Altrimenti è “colmo per x quantità”.
Ma non allarghiamoci alla filosofia della fisica. Torniamo ai cari amici greci e alla loro terra. Ci hanno detto che si è scostata dall’orlo del baratro e, complici le imminenti elezioni, hanno evitato di dirci che non si è allontanata perché salva. Semplicemente ci è praticamente precipitata oltre il baratro. L’orlo del precipizio è stato abbondantemente superato nell’indifferenza internazionale che non ha più sentito parlare di spread.
Proviamo un po’ a comprendere cosa sta accadendo realmente in questi giorni in Grecia, come si senta sollevato il popolo ormai affamato e depredato di tutto, o quasi.
Vi garantiamo intanto che ottenere informazioni è veramente molto difficile, sembra che non ci siano più problemi e che, i “pochi disordini isolati”, siano opera di teppisti sbandati che approfittano della crisi per poter dar sfogo ai propri bassi istinti. E se proprio non si può accusare i teppisti allora è facile individuare nei militanti del gruppo fascista “Alba Dorata” il motivo di ogni altro male.
È veramente così? Proviamo a confrontare alcuni dati.
In questi giorni, dall’inizio del mese di febbraio soprattutto, i supermercati sono assaltati da gente comune (non mascherata, non armata di spranghe e bastoni) che provano a rubare un tozzo di cibo. Gli stessi commessi, per evitare problemi, restano a guardare la scena a braccia conserte, negli occhi la rassegnazione di un lavoro che sta finendo. A breve quei loro scaffali saranno vuoti, nessuna catena li rifornirà di altra mercanzia che nessuno può pagare più. Negli occhi della gente non c’è solo rabbia e disperazione ma anche sete di giustizia, desiderio di vendetta. “Rabbia” è un termine riduttivo per descrivere cosa sta per accadere, forse, in terra greca.
E poi sono in rivolta gli oltre 200 proprietari di piccoli caseifici, dalle loro parti, nelle loro piccole aziende, si produce lo yogurt più buono d’Europa. Ora tutto ciò per cui generazione dopo generazione hanno lavorato è finito in mano della multinazionale tedesca (ooooppss) Muller. Con pochi spiccioli, grazie all’enorme mole di debiti, la multinazionale ha rilevato tutto. Dovevano iniziare a inviare in Germania il loro prezioso yogurt, invece per protesta, tutti insieme hanno distribuito gratis davanti a scuole e ospedali oltre 40 mila vasetti. L’assalto della gente inevitabile, qualcuno con lacrime di amaro pianto per la tristezza di dover “elemosinare” semplicemente dello yogurt. Loro, i piccoli proprietari di caseifici, non sono fascisti e non sono comunisti. Non sono politici. Sono gente comune rovinata da una parola: austerity.
E che dire degli agrumicoltori? Di fronte alla fame di un Paese, del loro Paese patrio, dovevano distruggere tutta l’eccedenza di produzione. Lo chiede l’EUROPA per “calmierare i prezzi”. Si sono rifiutati. Hanno distribuito anche loro il prodotto nelle piazze. Stesse scene dei vasetti di yogurt. Agrumi, frutta, verdura. Da caricare sui camion e inviare al macero perché l’Unione Europea detta legge e deve “calmierare” le quotazioni. Questa è la pratica da anni, ora il popolo greco, vivaddio, inizia a rifiutarsi.
Ma vasetti di yogurt o arance e limoni, non possono placare la fame di un popolo e sempre più spesso ci sono anziani, giovani padri e mamme addolorate visti tutti a rovistare fra i rifiuti, alla ricerca di uno scarto che potrebbe garantire un po’ di sopravvivenza.
Non tutti sono più disposti a continuare così e la criminalità, quella spicciola come quella organizzata, alza il tiro. Le rapine sono cresciute del 600%, si sono verificati anche casi di “espropri proletari”, rapine in banca seguite cioè dalla distribuzione del bottino fra i passanti. Rapine che potrebbero comunque condurre a conflitti a fuoco, morte, a cittadini contro cittadini.
Gli invisibili. Sono i “”kryfoptochi”, un nuovo genere di poveri. Improvvisamente non hanno più nulla, non hanno da mangiare e per la vergogna sfuggono a tutti. Parenti e amici compresi. Escono la notte, rovistano i cassonetti alla ricerca di cianfrusaglie da vendere e si riparano sotto panchine e pensiline cercando però luoghi nascosti. Forse vivono soltanto per la paura di suicidarsi. Altrimenti forse l’avrebbero già fatta finita. Come già tanti altri hanno scelto. Troppi “altri”.
Ecco, questa è -per sommi capi- la situazione in Grecia ora. Ad Atene come in altre città. Chi può prova ad aiutare, mette buste con generi di prima necessità vicino ai cassonetti affinché qualche bisognoso ne usufruisca. Ma i bisognosi sono sempre di più e i facoltosi sempre meno se è vero che i servizi di assistenza sociale provano a fornire qualcosa anche a donne che, mortificate e in lacrime, vengono dai quartieri “ricchi” a chiedere almeno un po’ di pasta o latte. Questa è la Grecia oggi.
E poi la denuncia di Amnesty, pochi giorni fa. Denuncia una nazione allo sbando, la sospensione “tacita” delle garanzie costituzionali, violenze della Polizia, violenze soprattutto nelle carceri. Un sistema imploso. Un sistema che all’Europa di banche e banchieri fa comodo sia così. Caotico. Un sistema che rischia di trascinare con sé il resto. Ma questo a banche e banchieri forse fa comodo anche.
In questo contesto gli estremisti guadagnano terreno, provano anche a fomentare. Sì, certo. Chi non lo farebbe al loro posto?
Ma i disordini, la fame, le lacrime del popolo… non sono fasciste e non sono comuniste.
Sono semplicemente fame e lacrime, disordini e rabbia. E così visti, oltre che tristi, appaiono sacrosanti.
La Grecia è fallita, ma diciamolo in silenzio… non turbiamo il sonno di chi ci dice che grazie alla sua politica si è salvato un Paese e con esso tutta l’Europa.
Luigi Asero